Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Folgaria, 17 marzo 2012
te ne sei andato a soli 55 anni, dopo aver combattuto il cancro – che ti aveva già aggredito in gioventù, ma che sembrava allora essere stato debellato – per tutti questi ultimi sette anni. Ti sei battuto per sette anni in modo indomito, come un leone ferito ma ancora desideroso di affrontare ogni nuova sfida, e soprattutto la sfida della vita. Però alla fine, alle 9 del mattino di giovedì, purtroppo è stata la malattia a domarti. In tutti questi anni sei stato accompagnato nella sofferenza – ma anche nella gioia e nella serenità di una splendida famiglia – da tua moglie Claudia, una donna davvero straordinaria che ha meritato il tuo amore e che ti ha dato infinito amore fino alla fine, e dai tuoi figli, teneri e forti, Lisa e Tobia, insieme agli altri tuoi familiari e ai tanti amici che sono qui oggi a darti l’estremo saluto. Siamo qui a Folgaria perché tu stesso hai voluto ritornare nella terra da cui ha avuto origine il tuo ceppo familiare. Oltre a continuare fino allo stremo il tuo impegno scientifico e professionale, e insieme civile e politico, nell’ultimo periodo della tua vita hai voluto anche dedicarti a ricostruire lungo i secoli le “radici” cimbre dei tuoi avi – legate a Mezzomonte -, preparando un album con tutti i nomi, le foto, le note biografiche dei vari componenti della tua genealogia. E hai voluto condividere queste belle memorie familiari con tutti i tuoi parenti, specialmente i più giovani, perché non dimentichino mai da dove è venuto, e quali strade ha percorso, il ceppo familiare dei Forrer. Me l’avevi mostrato con orgoglio, quel fascicolo, pochi giorni prima di Natale e l’hai tenuto vicino al tuo letto fino alla fine. L’avevi voluto così intitolare: “Un singolo, una famiglia, un ceppo: la storia siamo noi. La famiglia Forrer nel tempo”. E avevi preparato persino un fumetto, per divulgare la storia non più solo della tua famiglia, ma dell’intero territorio dell’altopiano di Folgaria, intitolandolo: “I Cimbri e la Magnifica Comunità”. Ecco perché siamo proprio qui oggi con te: perché, sentendo avvicinarsi la morte, hai voluto dare una estrema testimonianza di vita nella e per la comunità di origine della tua famiglia. Ma qui oggi sono riuniti per l’estremo congedo da te, Fulvio carissimo, anche i tanti che ti hanno conosciuto, stimato e amato sia a Lavis – dove hai scelto di vivere e di morire –, sia in tutto il Trentino, ma anche in Alto Adige, dove eri nato, e ben oltre i confini regionali. Proprio a Lavis c’è stata la tua ultima uscita pubblica. Nonostante la debolezza e i forti dolori, pochi giorni fa, il 28 febbraio, hai voluto partecipare ugualmente – pur in carrozzella, accompagnato come sempre da Claudia – ad una importante serata promossa all’Auditorium dall’associazione “ViviLavis”. Il tema era uno di quelli a te più cari, perché riguardava proprio i rapporti tra pianificazione urbanistica e ambiente, e tu eri previsto come uno dei relatori ufficiali, essendo in materia uno degli specialisti più accreditati. Ma quella sera i dolori sono diventati troppo forti e hai dovuto farti riaccompagnare a casa, prima di riuscire a parlare. Quando, dalla presidenza, hanno annunciato il venir meno della tua relazione, un grande, lungo, commosso applauso si è levato unanime dalla sala affollata, come se tutti avessero avvertito in questa forzata assenza il triste presagio dell’imminente venir meno non del tuo intervento, ma della tua stessa persona. E così purtroppo è stato veramente, nello spazio di appena due settimane. Caro Fulvio, nell’arco di trent’anni, dopo la laurea in urbanistica a Venezia nel 1982, tu hai lavorato con lo stesso impegno per le amministrazioni locali come per le associazioni ambientaliste ed ecologiste, per i Verdi, di cui sei stato un autorevole e stimato dirigente da sempre, come per la CIPRA (la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi), per l’INU (l’Istituto nazionale di urbanistica, di cui sei stato fondatore e a lungo presidente per il Trentino) come per Trentino mobilità, per il Comitato provinciale per l’ambiente come per il Consiglio europeo degli urbanisti. Per questo hai lasciato in tutti – negli ambiti e negli ambienti più diversi – il ricordo delle tue capacità professionali e della tua competenza scientifica, della tua abnegazione e della tua sempre generosa disponibilità, della tua infaticabile testimonianza civile e anche politica. Ora il tuo impegno è finito a 55 anni, troppo presto, anche se è durato comunque così a lungo, per 30 anni. Ora tutti noi – in una ideale staffetta, ciascuno nel proprio ambito e secondo le proprie capacità – dobbiamo raccogliere dalle tue mani il testimone e “continuare in ciò che era giusto”, come avrebbe detto il nostro comune amico Alexander Langer. Ora vogliamo dire a tua moglie Claudia e ai tuoi figli Lisa e Tobia – ma loro lo sanno già, e molto bene – che possono essere orgogliosi di averti avuto come marito impagabile nel suo amore e come padre attento, premuroso, generoso. Noi tutti, Fulvio carissimo, siamo onorati di esserti stati amici e solidali nel tuo impegno, nel tuo lavoro, nelle tue battaglie ferme, pacate, indomite e infaticabili. Ora la tua fatica è davvero finita e sono terminate le tue lunghe sofferenze, che hai sempre affrontato con un coraggio incredibile. Ti sei preparato a incontrare la morte, ma ci hai sempre comunicato la voglia di vivere, l’amore per la vita. Fulvio carissimo, ti diamo ora l’estremo saluto, con una grande tristezza nel cuore, per la tua morte così prematura, ma anche con la gioia di averti conosciuto, stimato ed amato. Hai studiato la terra in tutti i suoi aspetti e ora torni nella terra, che hai tanto amato. Fulvio carissimo, che questa terra sia davvero lieve sopra di te. Addio.
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MARCO BOATO vedi anche: Ad un anno dalla
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